Infezioni batteriche

Un secolo fa, con la scoperta della penicillina e il miglioramento dell’igiene clinica, abbiamo imparato a combattere le infezioni batteriche. Purtroppo con il tempo, le cattive condizioni igieniche degli ospedali, le prescrizioni inappropriate o non sufficienti hanno rafforzato i batteri e aumentato le morti causate dagli stessi. 

L’Italia detiene il record di decessi in Europa: 15mila morti l’anno per infezioni batteriche resistenti agli antibiotici, secondo le stime ufficiali, ma i numeri reali sono molto più alti. E la causa dell’infezione spesso è l’ospedale. 

Nel 2019 le infezioni batteriche si sono incrociate con una nuova e silenziosa pandemia, il Covid. Vediamo quanto è stato rivelato dal programma televisivo Report.

Nelle ondate di covid molte persone hanno visto i loro cari ricoverati a seguito del Covid. Nel corso del ricovero venivano comunicate lo sviluppo di infezioni quali per esempio lo stafilococco, la klebsiella, l’enterococco. Si poteva arrivare anche a contare fino a 7-8 batteri insieme, tutti batteri non presenti al momento del ricovero ma subentrati post ricovero e quindi all’interno della struttura ospedaliera. A seguito di queste condizioni (covid + infezioni batteriche) seguiva la morte e nelle cartelle cliniche quasi sempre veniva riportata come prima causa di morte la polmonite da Covid-19 e solo alla fine l’indicazione di shock settico.

Date le caratteristiche stesse del Covid, si sono rafforzati i protocolli relativi alla trasmissione delle infezioni respiratorie ma al contrario c’è stata una forte riduzione dell’attenzione alla trasmissione delle infezioni ospedaliere da contatto maggiormente antibiotico resistenti (alto numero di pazienti, piccoli spazi con più pazienti, richiesta di maggiore manipolazione del paziente, dispositivi di protezione non sufficienti, impossibilità dei sanitari di cambiarsi tuta e casco protettivo per ogni paziente manipolato, personale non esperto).

In alcuni ospedali Italiani sono stati messi a confronto i numeri dei ricoveri prima e durante il Covid. Prima del covid vi era un’incidenza delle infezioni batteriche nosocomiali di circa 5-6 % l’anno. Dopo il covid tale dato è arrivato a circa il 50 %. 

Quali sono le cause di questi aumenti? Soprattutto la presenza di personale non perfettamente formato e la grande manipolazione dei pazienti. Infatti, il paziente messo in posizione prona, che richiedeva 4-5 operatori per girarlo a pancia in giù, risulta avere il doppio delle possibilità di colonizzarsi con i batteri rispetto al paziente non pronato.

Quindi, covid e problema dell’antibiotico resistenza presente in ospedale portano a decenza prolungata, tutti fattori che si associano a complicazioni e all’aumento della mortalità.

In Italia sui morti per covid non si sono fatte autopsie, l’Istituto superiore di sanità, afferma in uno studio che il 19 % dei morti Covid aveva anche infezioni batteriche. Su un campione di 157 pazienti morti con covid e batteri, tra il 2020 e il 2021, ben l’88 % aveva preso le infezioni proprio in ospedale, con punte del 95,5 % di resistenza agli antibiotici. 

Quindi è possibile affermare che molti dei pazienti che ufficialmente sono morti per covid, in realtà sono morti per sepsi e shock settico come prima causa o concausa che ha contribuito alla difficoltà di trattamenti di cura.

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